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Si parla sempre più spesso di Equity Crowdfunding. Ma cos’è e come funziona esattamente? E’ la possibilità di investire, in modo semplice, in aziende non quotate (startup e piccole e medie imprese) ad alto potenziale, direttamente online.
L’Equity Crowdfunding – noto anche come Equity Based Crowdfunding – è uno strumento di investimento di capitale di rischio in aziende non quotate, come startup o piccole e medie imprese, realizzato attraverso piattaforme web.
In parole semplici, si tratta di finanziare una società attraverso una raccolta aperta anche a investitori comuni, che possono così diventarne soci. Oggi il Crowdfunding è una forma di investimento a rapida crescita, scelto da sempre più persone per diversificare il portafoglio.
In Borsa, si possono acquistare strumenti finanziari come le azioni grazie a un qualsiasi sistema di trading. Ma per le aziende non presenti sulle Borse, questo richiederebbe un notaio e tanti passaggi burocratici. Inoltre è molto difficile ottenere informazioni sulle società che deliberano aumenti di capitale, per molti impossibile.
Le piattaforme di Equity Crowdfunding, autorizzate dalla Consob, risolvono queste problematiche. È importante ricordare che si tratta di un investimento ad alto rischio, per cui è bene conoscerne tutti gli aspetti prima di iniziare.
Se parliamo di Crowdfunding per le start up innovative, le opportunità diventano ancora maggiori. Le startup portano con sé grandi potenzialità, basta vedere i risultati di Amazon, partita nel 1994 con soli 300.000 dollari di investimenti, e arrivata oggi a essere un colosso mondiale.
Si tratta certamente un caso eccezionale, ma gli obiettivi di chi investe in giovani imprese innovative sono proprio gli alti ritorni economici, pur sapendo che ciò comporta anche grandi rischi. Una società di capitali non deve essere per forza innovativa, ma qualora fosse riconosciuta ufficialmente come startup o PMI innovativa, si gode di alcuni benefici fiscali (che saranno approfonditi nei paragrafi seguenti).
Un esempio concreto di successo dell’Equity Crowdfunding? CleanBnb è una startup italiana, nata nel 2017 e subito passata dalla piattaforma CrowdFundMe per una campagna di raccolta di capitali. Nel 2019, CleanBnb è sbarcata in Borsa, garantendo ai suoi investitori iniziali un ritorno superiore a 20 volte. Facciamo un esempio pratico: chi ha investito su CleanBnb 10.000 euro, allo sbarco in Borsa si è ritrovato 240.000 euro.
E per chi è un appassionato del mattone, bisogna sottolineare che esistono anche campagne di Real Estate Crowdfunding, ovvero focalizzate su operazioni immobiliari.
L’equity crowdfunding semplifica tutti i passaggi e allarga le possibilità per l’investitore comune.
CrowdFundMe si occupa della selezione delle società, ne studia i bilanci, i business plan e le potenzialità di mercato, incontra e approfondisce la conoscenza con i fondatori, analizzandone la storia e i risultati.
Da questa scrematura, viene selezionata, in media, un’azienda ogni 30 che si candidano. A quel punto l’azienda deve realizzare una serie di passaggi tecnici richiesti da Consob e dalla legge per poter aprire la sua campagna.
Quando tutto è pronto, può presentarsi al pubblico e chiedere agli investitori di credere in lei. Il sito ha una sezione descrizione e altre aree, tra cui Strategia e Documenti, dove sono contenuti tutti i materiali necessari per studiare l’emittente. Ma esiste anche una sezione Question & Answer in cui chiunque può porre domande direttamente ai fondatori e ai manager, così da togliersi dubbi e intavolare un discorso diretto.
Per accedere ad alcune di queste sezioni è necessario iscriversi, ma l’iscrizione a CrowdFundMe è gratuita.
Investire è molto semplice, bastano 3 passaggi.
Non esistono modalità perfette di analisi per una startup. Ma come CrowdFundMe ci teniamo ad elencare alcune delle indicazioni che guidano il nostro lavoro:
Un ruolo importante è svolto da governo e parlamento. Attività da monitorare con attenzione possono essere la legge di bilancio o i decreti; per esempio, nel decreto crescita bis erano contenute delle norme volte a sostenere l’economia.
In caso di espansione economica (ovviamente) è più probabile che le startup e le PMI riescano a svilupparsi. Nel dettaglio di ogni singola azienda, sui portali di Equity Crowdfunding sono disponibili documenti che mostrano lo stato patrimoniale e amministrativo delle emittenti.
L’ultimo triennio in Italia è stato molto favorevole alla crescita del Crowdinvesting, andando così a sua volta a impattare positivamente sull’ecosistema di startup e PMI.
La startup decide il capitale minimo di cui ha bisogno e un capitale massimo. Decide anche la percentuale che quella cifra minima rappresenta sul totale del capitale sociale. Ciò porterà a valutare il valore pre-money dell’impresa.
Una startup, essendo in una prima fase di attività, ha un valore “stimato”, nel senso che non si prendono in considerazione i bilanci ma le potenzialità economiche, attraverso dei metodi di valutazione comprovati internazionalmente: questo valore è definito “valore pre-money”. Nel caso in cui non raggiunga il capitale minimo, la campagna non andrà a buon fine e le cifre investite saranno stornate agli investitori.
Facciamo un esempio pratico: La ItalianStartup si presenta su CrowdFundMe, chiedendo 300.000 euro di investimenti minimi. Questi equivalgono al 10% del valore premoney dell’azienda, che è valutata 3.000.000 di euro.
Il dottor Rossi decide di investire 2.000 euro. La campagna supera i 300.000 euro e quindi è in overfunding.
Continua a raccogliere fondi e arriva al massimo che si è data, 1.000.000 euro. A questo punto la percentuale di capitale sociale concessa in equity crowdfunding è del 30%. Nel frattempo il dottor Rossi ha voluto anche aumentare la sua quota, aggiungendo altri 1.000 euro con un ulteriore investimento.
Quando la campagna finisce, il dottor Rossi sarà socio e investitore di ItalianStartup per 3.000 euro. Dopo un anno un fondo decide di investire in ItalianStartup, rilevandone il 10%, valutato 600.000 euro. Vuol dire che l’azienda sarà valutata nel suo complesso 6 milioni di euro, raddoppiando.
Allora anche l’investimento del dottor Rossi aumenterà proporzionalmente.
Ci sono 3 modalità per monetizzare il guadagno per chi ha investito in equity crowdfunding:
Il governo italiano riconosce una detrazione del 30% del valore investito in startup innovative (attenzione, non tutte le startup sono innovative) per i 3 anni successivi all’investimento, se non si vendono le quote e se la startup non realizza una Exit. Nel caso in cui prima dei tre anni si realizzi una Exit o si vendano le quote, sarà poi necessario compensare il fisco con una quota pari alle detrazioni ottenute fino a quel momento.
Inoltre, è prevista una detrazione del 50% per investimenti in startup innovative al di sotto dei 200.000 euro di raccolta complessiva. Su CrowdFundMe però è molto difficile che le startup innovative raccolgano soltanto 200.000 euro.
Per inserire nella dichiarazione delle tasse e nell’Isee le quote delle startup, vi invitiamo a scaricare la nostra guida e a consultare il vostro commercialista.
Per chi ha un regime in partita Iva forfettario, non sono previste le detrazioni di cui sopra.
Lo Stato Italiano però prevede la possibilità di investire, a patto che non si sia in posizione di controllo della società (impossibile con l’equity crowdfunding su CrowdFundMe) che lavori nello stesso settore economico del lavoratore in partita Iva con regime forfettario.
Gli investimenti in startup sono investimenti finanziari. Come tali, ogni guadagno viene, secondo le norme italiane, tassato al 26% (guadagno= ricavo finale-spesa iniziale). Se quindi il dottor Rossi vende la sua quota acquistata a 3.000 euro a 12.000 euro, dovrà pagare il 26% di tasse su 9.000 euro, pari a 2.340 euro e lo farà nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.
L’investimento in equity crowdfunding è considerato un investimento ad altissimo rischio. Le startup infatti hanno un tasso di sopravvivenza basso per loro natura. La possibilità di ottenere grandi ricavi va di pari passo con la possibilità di perdere quanto investito (in caso di fallimento) oppure di non veder crescere l’investimento (l’azienda viene svalutata).
Per questo consigliamo di differenziare i propri investimenti anche su opportunità meno rischiose (tra cui minibond e investimenti immobiliari) e di non investire mai i propri risparmi su una sola azienda e/o un solo settore economico.