Restano meno di 48 ore per investire in Biova, la startup innovativa che produce birre e snack dal recupero di cibo che andrebbe altrimenti sprecato. La campagna è in overfunding con oltre 520.000 euro raccolti da 100 investitori, tra cui LifeGate Way (40.000 euro) società leader nell’accelerazione di imprese ad alto potenziale attive nella green economy. E più di 120.000 euro sono arrivati da soggetti che erano già soci di Biova, segno che il progetto continua a convincerli. L’emittente ha inoltre raccolto 280.000 euro da investitori professionali, tra cui il family office Arafin.
Biova sta attirando sempre più capitali, anche di grandi player corporate, perché è riuscita a sviluppare un modello di business che unisce la lotta allo spreco alimentare alla produzione di beni di largo consumo. Attualmente il focus è sulla produzione e commercializzazione di birre artigianali da pane invenduto, ma l’azienda ha anche avviato una linea di snack da orzo rigenerato e punta ad ampliare ulteriormente il catalogo.
Il mercato è in una condizione ideale: Coldiretti stima che nel primo trimestre del 2021, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i consumi di birra sono volati del +18,4%. A spingere la ripresa è soprattutto la birra artigianale che conta circa 550.000.000 di litri prodotti ogni anno. Risultati destinati a un’ulteriore accelerazione quando sarà possibile quantificare anche i risultati dell’estate 2021, il periodo più importante per il settore. Biova si inserisce in questo trend con prodotti unici, perché uniscono artigianalità, gusto (come da recensioni di blog di settore tra cui Il Birrotecario) e lotta allo spreco alimentare (questione su cui i consumatori sono sempre più sensibili). Si consideri inoltre che l’utilizzo di pane invenduto a lungo andare consentirà di risparmiare sui costi di produzione.
Biova opera con un modello a produzione diffusa grazie alle partnership con sei birrifici dislocati nel Nord Italia e uno in Campania, arrivando a imbottigliare oltre 50.000 litri da gennaio 2021 a oggi. I prodotti dell’emittente si possono già trovare in 300 punti Coop (in Piemonte, Lombardia e Liguria con comunicazione dedicata in store), 220 punti Unes (con una tower ad hoc in area pane), 10 punti Carrefour tra Piemonte e Campania e 3 punti test Eataly (con previsione di espandersi in Lombardia). Biova è inoltre presente a livello e-commerce con il proprio shop e su piattaforme quali Cortilia, Winelivery e Gioosto. Ed è forte anche sul canale Horeca (Bar, Hotel, Ristoranti) grazie ad accordi con Timossi, Comunian e altri operatori.
Dal punto di vista economico, il fatturato di tutto il 2020 è stato raggiunto e superato nei primi 4 mesi del 2021, attestandosi al momento a circa 40.000 euro\mese da luglio. L’anno si sta per chiudere sopra i 200.000 euro e per il 2023 si prevede di arrivare a oltre 5 milioni di ricavi. Risultati che la società mira a ottenere grazie all’espansione sul territorio (sono in corso trattative con altri tre primari operatori GDO) e al lancio di nuovi prodotti (è allo studio un biscotto proteico da trebbia di birra). Rendendosi così un potenziale target, in ottica M&A, da parte di grandi player food&beverage.
- Modello di business validato con ricavi 2021 oltre 200.000 euro
- Importanti investitori corporate come LifeGate e Arafin
- Presenza in oltre 550 punti GDO in tutta Italia e piattaforme online
- Mercato in crescita secondo i dati Coldiretti (+18,4%)