Cos’è una PMI nella pratica? Come si investe in questa categoria di impresa e quale tipo di piattaforma deve essere utilizzato? Scopriamo come diventare soci di una PMI nel 2024, anche grazie agli aiuti e agli sgravi fiscali previsti per le PMI innovative.
Come viene definita una PMI?
L’acronimo PMI significa piccola e media impresa. Una PMI, per definizione, è una azienda con meno di 250 lavoratori e un fatturato che non supera i 50 milioni di euro. È tuttavia possibile suddividere questa tipologia di impresa in tre sottocategorie:
- micro impresa, ovvero una attività che impiega non più di 10 persone, o lavoratori, con un fatturato complessivo annuo non eccedente i 2 milioni di euro
- piccola impresa il cui numero di persone impiegate non supera le 50 unità e il fatturato annuo è pari o inferiore ai 10 milioni di euro
- media impresa, che può raggiungere i 250 lavoratori con un fatturato annuo compreso fino ai 50 milioni o, in alternativa, un totale di bilancio annuo che non ecceda i 43 milioni di euro.
Fondamentale non confondere una PMI con una startup innovativa. Per comprendere la portata degli investimenti che una PMI innovativa può attrarre, e mettere a frutto, basti pensare che SACE, gruppo italiano assicurativo e finanziario sotto il controllo de MEF, in data 30 giugno 2024, ha mobilitato 26,3 miliardi €, aiutando più di 51.000 imprese.
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Innovazione e digitalizzazione. Agevolazioni 2024 per PMI
Sono tre le principali agevolazioni per PMI innovative previste dallo Stato nel 2024:
- Fondo di Garanzia per le PMI: agevola l’accesso al credito grazie alla garanzia statale. È disponibile per aziende di vari settori e richiede una situazione finanziaria stabile, con alcune esclusioni in settori specifici.
- Nuova Sabatini: offre finanziamenti agevolati per acquisto di attrezzature, software e tecnologie digitali. I finanziamenti, fino a 4 milioni di euro e con durata massima di cinque anni, hanno tassi agevolati: 2,75% per investimenti ordinari e 3,575% per investimenti digitali avanzati (4.0) e green.
- Programma Transizione 5.0: concede crediti d’imposta per investimenti in tecnologie avanzate (IA, blockchain), puntando alla sostenibilità. È richiesto un risparmio energetico minimo del 3% nelle strutture produttive per accedere all’agevolazione.
Agevolazioni PMI 2024 in ambito di green economy
Nel 2024, le PMI che operano nel settore della green economy in Italia possono beneficiare di diverse agevolazioni nel contesto del New Green Deal.
- Finanziamenti agevolati: fino al 60% dei costi coperti per progetti di ricerca, sviluppo e innovazione orientati alla transizione ecologica, con durata del finanziamento tra 4 e 15 anni.
- Contributi a fondo perduto: variabili tra il 10% e il 15% per sostenere le iniziative legate alla decarbonizzazione, economia circolare, riduzione dell’uso di plastica, turismo sostenibile e adattamento ai cambiamenti climatici.
- Credito d’imposta per l’economia circolare: Fino al 30% delle spese per progetti che promuovono l’economia circolare e riducono l’impatto ambientale.
Investire in PMI nel 2024 per migliorare le competenze
Ci sono agevolazioni anche per chi vuole investire in PMI con focus al miglioramento delle competenze.
Si pensi alla misura denominata Formazione 4.0, grazie alla quale il personale delle PMI innovative può essere formato, per fare solo alcuni esempi, in:
- sicurezza digitale e informatica
- sia cloud che fog computing
- analisi dati e big data
- realtà virtuale, realtà aumentata
- stampa 3D
- interfaccia tra uomo e macchina.
Aderire a Formazione 4.0 significa, per una PMI innovativa, vantare un credito d’imposta che oscilla dal 30% delle spese per quanto riguarda le grandi imprese, fino al 70% per le spese sostenute da piccole imprese. I tetti vanno dai 250.000 € ai 300.000 €.
Va poi ricordato anche il Fondo nuove competenze. Si tratta di un vero e proprio contributo a fondo perduto. Il massimo è di 10 milioni di € e interessa la retribuzione, su base ore, verso i dipendenti coinvolti in formazione relativa a sustainability, digitalizzazione e tecnologie innovative.
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Come investire in PMI?
Le possibilità di investire in PMI sono molteplici. Le principali sono:
- investire in PMI che siano quotate in Borsa. L’investimento, in buona sostanza, avviene attraverso l’acquisto di azioni
- sottoscrivere dei piani individuali di risparmio, PIR. Si tratta di strumenti di investimento nel medio e nel lungo periodo
- utilizzare delle piattaforme di equity crowdfunding.
Investire in PMI quotate in borsa richiede una procedura piuttosto semplice: è necessario infatti utilizzare i servizi di investimento della propria banca oppure utilizzare una piattaforma online per fare trading indipendente. Piazza Affari vede 300 PMI quotate, laddove la stragrande maggioranza delle PMI non è quotata in borsa.
Per investire in una società non quotata si può quindi sottoscrivere una quota di capitale di rischio presso un notaio. La pratica è comunque costosa, e se non si fa parte di una precisa rete di contatti, è quasi impossibile investire con questa modalità.
Investire in PMI, innovative e non solo
Il modo più pratico per investire in PMI è utilizzare piattaforme di equity crowdfunding come CrowdFundMe. Si tratta di piattaforme che condividono campagne di raccolta fondi alle quali l’investitore può aderire diventando a tutti gli effetti socio della PMI finanziata. Per mezzo di una piattaforma di equity crowdfunding si può investire anche in start up non quotate in borsa.
Se la PMI in cui si investe è innovativa, si ha diritto a benefici fiscali, o in altri termini a detrazioni fiscali del 30% rispetto all’importo investito. È possibile anche usufruire di una detrazione IRPEF del 50% in specifici casi del cosiddetto regime de minimis. Affinché si possa usufruire delle detrazioni, l’investimento deve essere mantenuto per almeno 3 anni. Per conoscere nel dettaglio natura e importo delle detrazioni, è possibile consultare La guida alle agevolazioni fiscali per startup e PMI.
Cos’è esattamente una PMI innovativa?
Non è automatico per una PMI essere innovativa, è necessario soddisfare una serie di requisiti:
- avere la sede principale in Italia o in un Paese UE oppure EEA, acronimo che indica lo spazio economico europeo
- disporre di meno di 250 dipendenti o collaboratori
- avere un fatturato annuo che non superi i 50 milioni di euro
- non essere quotata su un mercato regolamentato
- avere depositato un bilancio certificato da parte di un revisore o una società di revisione
- non essere iscritta al Registro delle Imprese come startup innovativa.
È inoltre necessario che siano soddisfatti almeno due dei seguenti requisiti:
- utilizzare più del 3% del maggior valore fra costo e valore totale della produzione in spese di ricerca e sviluppo
- avere almeno un terzo dei dipendenti o collaboratori con laurea magistrale, oppure un quinto di dottorati, dottorandi o laureati con almeno tre anni di attività di ricerca certificata
- disporre di almeno un brevetto industriale o di una privativa industriale, un tipo di protezione di legge.
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Investire in PMI innovative: quali vantaggi?
Investire in PMI innovative comporta un insieme di agevolazioni, tra le quali:
- una gestione societaria flessibile
- dei piani di incentivazione in equity, che permettono di pagare il lavoro svolto delle quote di società
- facilitazioni per ripianare le perdite e per l’accesso al credito bancario e al Fondo centrale di garanzia
- accesso all’equity crowdfunding
- incentivi fiscali per gli investimenti.
L’accesso a questi benefici è comunque vincolato all’iscrizione nella sezione speciale del Registro delle Imprese riservata alle PMI imprese. Si tratta di vantaggi che possono essere considerati un valore aggiunto per chi vuole investire, e questa è una dinamica valida sia per i soggetti retail, sia per i player istituzionali che investono nel capitale sociale di PMI innovative.
Dal canto loro gli investitori, affinché possano beneficiare delle agevolazioni fiscali, devono avere dalla PMI innovativa due documenti:
- una certificazione che attesti un complessivo ammontare di conferimenti, ovvero i contributi dei soci alla formazione del patrimonio societario iniziale della società, che non superi i 15 milioni di euro. Nella certificazione deve risultare anche l’entità dell’investimento relativo al periodo d’imposta. È necessario che la certificazione sia rilasciata entro 60 giorni dal conferimento
- una copia del business plan che sia dettagliato in merito all’oggetto dell’attività, sui prodotti o servizi, sull’andamento effettivo o previsto di vendite e profitti.
React4life, un business case di successo
React4life è una PMI innovativa che sviluppa tecnologie avanzate per la ricerca biomedica, tecnologie già utilizzate da Roche e Merck, e basata sul brevetto MIVO® – Multi-In-Vitro-Organ. Si tratta di un organ-on-chip: un sistema che permette la crescita di cellule o tessuti biologici in laboratorio in condizioni tali da ricreare la biologia umana. Grazie all’equity crowdfunding, la società ha raccolto più di 600.000 euro di investimenti.
Gli investitori hanno puntato su React4life perché:
- questa tecnologia riduce tempi e costi della ricerca preclinica, con la diminuzione della necessità di sperimentazione animale
- si hanno progressi nella comprensione delle malattie, come il cancro
- è possibile sviluppare terapie personalizzate
- si può accelerare il time-to-market di nuovi farmaci e contenere il tasso di fallimento delle sperimentazioni, che senza MIVO® è dell’80%.
Affinché un nuovo farmaco arrivi sul mercato occorrono circa 13 anni e più di 1 miliardo di dollari. Motivo in più che rende MIVO® un’innovazione fondamentale per il settore biotech.
Questa tecnologia è commercializzata in maniera strategica da React4life. Parliamo di dispositivi single use che permettono alti margini e acquisti ricorrenti. E che vengono distribuiti tramite una supply chain completa grazie ad accordi commerciali con partner internazionali, come ad esempio Mattek Boston.
I numeri di React4Life e le possibilità di exit
Nel 2020 React4Life ha visto un valore della produzione di oltre 270.000 euro, e nel 2021 sono stati venduti più di 1.500 MIVO®. Oltre alle case farmaceutiche già citate, si sono oltre 50 clienti nel mondo, tra cui la Johns Hopkins University e l’Ospedale San Raffaele.
Le possibili exit dell’azienda comprendono la quotazione o l’acquisizione da parte di un grande player del settore, caratterizzato da un alto numero di operazioni di M&A, ovvero di acquisizioni o di fusioni. Inoltre, da statuto, è prevista una distribuzione degli utili al 4%.
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