Biova è la startup innovativa che produce beni food&beverage dal recupero di cibo che andrebbe altrimenti sprecato. Attualmente il focus è sulla produzione e commercializzazione di birre artigianali da pane invenduto, ma l’azienda ha anche avviato una linea di snack da orzo rigenerato e punta ad ampliare ulteriormente il catalogo.
In particolare, la mission dell’emittente è quello di unire la lotta allo spreco alla realizzazione di prodotti di qualità che soddisfino il gusto dei consumatori. Il Birrotecario, blog specializzato sulle recensioni delle birre, ha potuto provare le bottiglie Biova (in particolare la Session Ipa) durante una presentazione presso Eataly Lingotto. Dal punto di vista dell’economia circolare, i numeri sono chiari: “Per avere un’idea del riutilizzo e della lotta allo spreco pensate che con 150kg di pane avanzato si possono fare fino a 2500 litri di birra, risparmiando così un buon 30% di cereale“. Anche il resto delle considerazioni sono un successo:
- Esame visivo. Color giallo dorato quasi limpido, bolle irregolari, con schiuma bianca abbastanza ampia e persistente.
- Esame olfattivo. Sentori di erbaceo, crosta di pane, un fruttato leggero di agrumi. Abbastanza intenso e di breve persistenza.
- Esame gustativo. Attacco dolce molto tenue tendente sul finale a note più amarognole. Sentori di cereale, leggera acidità e sapidità riconducibili al pane e al suo lievito, quest’ultimo presente anche al retrogusto. Abbastanza persistente e pulita. Corpo leggero.
- Note personali. Bevuta pulita senza difetti evidenti, abbastanza leggera. La frizzantezza evidenzia una sensazione di sapidità che arriva quasi subito al palato, seguita da una amaro dosato un pò graffiante, più erbaceo che fruttato. Nel complesso una bevuta piacevole.
I risultati di Biova si vedono anche a livello economico. Il fatturato di tutto il 2020 è stato raggiunto e superato nei primi 4 mesi del 2021, attestandosi al momento a circa 40.000 euro\mese da luglio.