Il TFR, trattamento di fine rapporto, va gestito a norma di legge tenendo conto di diversi parametri. In che modo deve essere calcolato? E a quale tassazione è soggetto?
Che cosa si intende per TFR?
TFR è l’acronimo del termine Trattamento di Fine Rapporto. Il TFR è la liquidazione che viene corrisposta dal datore di lavoro al dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro. Le ragioni di cessazione del rapporto di lavoro possono essere il pensionamento del lavoratore, le sue dimissioni oppure il suo licenziamento.
La cifra che viene corrisposta al dipendente viene calcolata secondo parametri ben precisi. Secondo la legislazione corrente, il TFR deve essere versato al dipendente entro 45 giorni dalla fine del rapporto di lavoro. La norma di riferimento è la legge 297/1982.
Negli anni successivi la legislazione è tuttavia intervenuta per l’incentivazione dello sviluppo dei cosiddetti fondi pensione, uno strumento di risparmio a lungo termine, simile per certi aspetti ad un fondo di investimento. Il principale obiettivo del fondo pensione è l’integrazione pensionistica. In questo contesto il decreto legislativo n.252 del 2005 ha determinato la riforma complessiva della previdenza complementare.
Scopri dove investire i tuoi soldi
A chi spetta il TFR? E come può essere gestito?
Il Trattamento di Fine Rapporto è di esclusiva spettanza di dipendenti, e viene concesso a:
- lavoratori subordinati che abbiano firmato un contratto a tempo indeterminato
- lavoratori subordinati assunti con un contratto a tempo determinato
- dipendenti delle aziende pubbliche
- dipendenti delle aziende private.
Dove può essere destinato il TFR?
Entro i primi 6 mesi dall’assunzione il lavoratore può già decidere per legge come gestire o destinare il proprio TFR. Tra le possibili scelte ci sono:
- la destinazione delle proprie quote di TFR maturando verso una forma complementare di pensione
- lasciare al proprio datore di lavoro il TFR
- non decidere alcuna destinazione.
In quest’ultima circostanza il datore di lavoro destina il TFR che deve maturare verso la forma pensionistica collettiva secondo quanto stabilito dai contratti o dagli accordi collettivi, al netto degli accordi aziendali differenti. Se non si danno forme pensionistiche integrative collettive, il datore di lavoro destina il TFR da maturare verso il Fondo Cometa, la forma pensionistica complementare presso l’INPS.
Il futuro TFR può essere, infine, destinato in un secondo momento alla previdenza complementare, che viene non a caso definita il secondo pilastro del sistema pensionistico, essendo il primo pilastro la pensione di base.
Anticipo TFR
Sempre per legge, il lavoratore può richiedere un anticipo del TFR per tre ordini di ragioni. Ragioni quali spese sanitarie, oppure per l’acquisto della prima casa, tanto per sé quanto per i propri figli. Oppure, ancora, per i periodi di congedo previsti dall’articolo 32 del CCNL.
Il lavoratore può dunque chiedere un anticipo del TFR che non superi il 70% di quanto maturato, nel periodo di richiesta di anticipo, e a patto che il lavoratore sia stato assunto da almeno 8 anni. L’anticipo del TFR, si specifica, non può essere chiesto più di una volta.
Scopri dove investire i tuoi soldi
Come calcolare il TFR?
Il calcolo del TFR ha come riferimento l’articolo 2120 del codice civile. Il suo calcolo richiede alcuni passaggi riassumibili come segue.
- per ogni anno di servizio, si somma una quota che sia pari e non superiore all’importo della retribuzione per l’anno stesso
- quanto ottenuto viene diviso per 13,5%
- l’importo ottenuto dalla divisione viene incrementato su una base composta, al 31 dicembre di ogni anno, applicando un tasso dell’1,5% in misura fissa e del 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, per le famiglie, secondo quanto accertato dall’ISTAT nel mese di dicembre dell’anno precedente.
In termini più diretti, le diverse somme accantonate per il TFR vengono rivalutate annualmente su base composta dell’1,5%, includendo il 75% d’inflazione dell’anno preso come riferimento.
Esempio pratico calcolo TFR
Un calcolo esemplificativo di TFR può aiutare a rendere il quadro estremamente più chiaro. Si prenda come esempio una busta paga mensile pari a 1.500 €. Lo stipendio annuo sarebbe di 18.000 €. Questo importo va diviso per 13,5%. Si ricava l’importo lordo del TFR, o TFR lordo, di 1333,3 €.
A questo importo deve essere sottratto lo stipendio annuale in misura dello 0,5%, la percentuale contributi INPS, e si ottiene la cifra di 66,6 €. Il calcolo dà come risultato 1266,73€. Il TFR maturato durante il primo anno di lavoro è di 1266,73€.
Negli anni successivi, poi, il TFR ha un aumento dell’1,5% e più il 75% dell’inflazione rilevata nell’anno di riferimento i calcoli sono:
- 1,5% di 1266,73 €, che dà 19 €
- il 75% di 0,5% (come ipotesi di percentuale di inflazione), che dà 0,375%
- lo 0,375% di 1266,73 €, che dà 4,75 €
- 19 € + 4,75 euro, con risultato 23,75 €
- a questi 23,75 € va sottratto il 17% d’Imposta sulla Rivalutazione, e si ottengono 19,72 €
- si somma l’importo di 1266,73 € a 19,72, ottenendo 1286,45.
I primi due anni del TFR assommano a 1266,73 e 1286,45, ovvero 2553,18 €. A questo importo vanno sottratte le tasse, per ottenere il calcolo TFR netto, l’importo che l’azienda potrà liquidare al lavoratore alla cessazione del rapporto di lavoro.
TFR: quale tassazione è prevista?
Il TFR è soggetto a tassazione separata. L’aliquota IRPEF che viene applicata è un’aliquota media, non si basa sull’ultimo anno dello stipendio ma sul numero degli anni di lavoro.
Gli scaglioni di aliquota IRPEF sono cinque, e vanno da un minimo di aliquota del 23%, per un reddito lordo annuale che non superi i 15.000 €, fino ad un massimo del 43% di aliquota per un reddito lordo annuale superiore ai 75.000 €.
Il regime di tassazione può tuttavia variare in base alla destinazione del TFR. Nel caso in cui il TFR venga destinato al fondo pensione, l’aliquota massima è del 15%.